Una rosea luce composita mi invade la cucina alla fine di queste giornate allungate di giugno. Dall’esplosione avvenuta otto minuti fa su una stella vicina, la luce saetta nello spazio, un’onda di particelle, colpisce il pianeta, taglia il continente e penetra in una maglia di polvere di terra: pulviscoli di argilla, frammenti di zolla erbosa, minuscoli insetti sospinti dal vento, batteri, brandelli di ali e zampe, polvere di ghiaia, granelli di carbone e cellule secche di erba, corteccia e foglie. Divenuta rossa, la luce si china in questa valle sulle verdi montagne a ovest: s’insinua tra aghi di pino sui pendii settentrionali, e tra querce del Maryland e biancospini, le cui foglie si stanno schiudendo, una dopo l’altra, e creando una bruma dalla loro trama intricata, seghettata e lobata. La luce attraversa la valle, s’infila nella cornice della finestra aperta della mia cucina e indora la parete dipinta. Una tavola di luminosità si allunga dalla parete per andare ad abbracciare la boccia del pesce rosso sul tavolo dove sono seduta. Il fianco del pesce rosso cattura la luce e la batte verso di me; ho gli occhi pieni di squame di pesce e di stella.
Annie Dillard, Pellegrinaggio al Tinker Creek, trad. di Gabriella Tonoli, Bompiani 2019