A quel tempo non pensavo ai morti. Loro vengono incontro tardi. Richiamano quando sentono che diventiamo prede ed è ora di andare a caccia. (p. 9)
I bambini si disinteressano dei genitori quando vengono lasciati. Non sono sentimentali. Sono passionali e freddi. In un certo modo alcuni abbandonano gli affetti, i sentimenti, come fossero cose. Con determinazione, senza tristezza. Diventano estranei. A volte nemici. Non sono più loro gli esseri abbandonati, ma sono loro che battono mentalmente in ritirata. E se ne vanno. Verso un mondo cupo, fantastico e miserabile. Eppure talvolta ostentano felicità. Come un esercizio di funamboli. I genitori non sono necessari. Poco è necessario. Alcuni bambini si governano da sé. Il cuore, cristallo incorruttibile. Imparano a fingere. E la finzione diventa la parte più attiva, più reale, attraente come i sogni. Prende il posto di ciò che consideriamo vero. Forse è solo questo, alcuni bambini hanno la grazia del distacco. (p. 17)
La conoscenza è l’unico perdono, penso, che si possa raggiungere. (p. 28 – il corsivo è mio.)
Fleur Jaeggy, Proleterka, Adelphi 2001